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Se davvero quel Dio tanto amato venisse a conoscenza di quello che succede tutti i giorni, lancerebbe un meteorite che distruggerebbe non la terra, ma l'intero universo. Oggi, 21 aprile 2013, tutto è come prima. Da giorni leggo di continuo le uccisioni o le violenze (sessuali e psichiche) di donne. Donne che sono vittime dell'odio e gelosia. Donne che sono vittime dell'amore tanto sperato.

Una donna su tre, è stata vittima di almeno un tipo di violenza nel corso della sua vita. E' stata vittima di stalking, violenza sessuale e/o fisica ed addirittura, vittima di se stessa. Alla ricerca dell'amore e giustificazioni. Donne che si ritengono forti ma sono più piccole di un atomo. Donne che sono forti ma, sentimentalmente, deboli.

Più di un mese fa, ad Udine, una donna di 43 anni è stata uccisa a dal marito. Aveva una figlia di 22 anni. La vittima, secondo i primi rilievi, sarebbe deceduta per un forte colpo alla testa infertole con un bastone o, addirittura, una mazza da baseball. E come lei, molte altre donne e ragazze.

Ricordo che, una volta, una ragazza mi confidò una storia. La sua storia. Tutto ebbe inizio a diciassette anni ed il suo ragazzo (di quattro anni più grande di lei - ma solo di età), le aveva costretto di non uscire con le amiche senza il suo consenso. Lei era molto estroversa, prima di conoscerlo usciva sempre, andava a feste ed a cene, come tutti i ragazzi della sua età. Dopo aver conosciuto "l'amore della sua vita", si è rinchiusa in un piccolo cerchio di conoscenze dove l'unica sua amica di uscite era la cugina di lui. M., la ragazza, aveva troncato i rapporti con tutti gli amici maschi e con tutte le amiche fidanzate (perché, secondo la mente contorta del suo amore, si sarebbero potuti infatuare di lei). Solo una volta si ribellò e quella volta fu quella decisiva. Lui aveva la febbre e lei, ribellandosi e trovando un piccolissimo spiraglio di libertà, uscì con un'amica per un caffè. Dopo neppure dieci minuti, ricevette tantissime chiamate, messaggi con insulti e minacce. Lei li ignorò perché era stanca di vivere il non vivere e cosa fece? Continuò a parlare e confidarsi. Al ritorno, il ragazzo l'aspettò davanti casa e la picchiò. La picchiò senza pietà, senza cognizione di causa. Lei ebbe il coraggio di denunciarlo, di piangere senza fine, di sfogarsi con la madre. Ebbe il coraggio di liberarsi, di ritornare libera.

Ora, si è laurea, ha raggiunto un traguardo importantissimo, esce con i suoi amici e vive tranquillamente. Lui, invece, non è mai stato in carcere e si è sposato con una ragazza che era ed è come M., una vittima dell'amore e della speranza.

Ed un consiglio: se un uomo ti costringe di non sentire nessuno, di privarti della libertà, allontanalo, ignoralo e non vivere con la speranza di un cambiamento. Non vivere con il se e con il ma, non pensare di cambiarlo perché non cambierà mai. Pensa piuttosto a te, perché se ti ribelli, potrai avere una sola certezza in futuro: continuare a vivere e non solo respirando!

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